Salve lettori, in questo sabato sono qui per parlarvi di un romanzo piacevole, ambientato tra i nostri amati libri. Mi riferisco a “La biblioteca delle ultime possibilità” di Freya Sampson (Mondadori).

June Jones, sin da quando ha terminato le superiori, lavora come assistente bibliotecaria presso la biblioteca di Chalcot, piccolo villaggio inglese che non ha mai voluto abbandonare. La giovane, da quando sua madre è morta, otto anni prima, è rimasta sola. Non ha vita sociale, né amici, le sue giornate trascorrono tra le mura della biblioteca e, quando non è a lavoro, rimane a casa in compagnia dei suoi amati libri. Quando il consiglio comunale annuncia di voler chiudere la biblioteca, alcuni assidui frequentatori si mobilitano formando un comitato di protesta. Per June è arrivato il momento di esporsi in prima persona e di tornare a rapportarsi realmente con gli altri.
“Le biblioteche non riguardano soltanto i libri. Le biblioteche sono luoghi in cui un bambino di otto anni può scoprire per la prima volta le meraviglie del mondo, in cui un’ottantenne sola può trovare un contatto umano imprescindibile. In cui un’adolescente può ritagliarsi un prezioso angolino di quiete per fare i compiti, e un’immigrata che è da poco nel paese può inserirsi in una nuova comunità. Le biblioteche sono luoghi in cui tutti, ricchi o poveri, di qualunque provenienza, possono sentirsi al sicuro. E possono avere accesso a informazioni in grado di renderli più consapevoli di loro stessi.”
A volte le biblioteche possono diventare luoghi simbolo della socialità di un territorio. È quello che succede a Chalcot, un piccolo villaggio dove tutti si conoscono.
Fin da quando era piccola, June ha respirato l’odore dei libri, poiché sua madre lavorava in biblioteca. Ora che la donna non c’è più, June vive ancorata al suo ricordo, chiusa in se stessa, lasciando che le giornate le scivolino addosso. È particolarmente timida, non ama stare al centro dell’attenzione, preferisce la compagnia dei libri a quella delle persone, sceglie di consumare cibo d’asporto a casa piuttosto che fermarsi in un ristorante. Pur consapevole di quanto la sua vita sia insignificante se paragonata a quella dei suoi coetanei che hanno lasciato il villaggio e hanno compiuto esperienze in giro per il mondo, June preferisce rimanere al sicuro nel suo guscio, lasciandosi trasportare dalla magia dei libri.
Quando l’azione entra nel vivo e l’adorata biblioteca rischia la chiusura, per June è un trauma. Cosa farà adesso? Sarà più sola di prima, non avrà alcun pretesto per uscire di casa. Ecco che, suo malgrado, si ritroverà a far parte della protesta in maniera sempre più attiva.
Man mano che gli eventi si susseguono, si assiste a un profondo cambiamento della protagonista. Attraverso la voce degli altri personaggi (principalmente gli assidui frequentatori della biblioteca) coi quali si rapporta, June prende coscienza di non essere felice e di non aver realizzato nemmeno uno dei suoi sogni di bambina. Personalmente sono rimasta un po’ scettica dinanzi al radicale mutamento di June. La donna del finale si presenta diametralmente opposta a quella che si aveva avuto modo di conoscere in precedenza. Mi è sembrato un tantino irreale che una donna fortemente ancorata al passato, ai ricordi, la cui vita è racchiusa in un piccolo mondo possa tanto repentinamente mutare. È, questa, una mia pura riflessione personale che non vuole assolutamente criticare l’intreccio narrativo che, preso così com’è, risulta godibilissimo.
Lo stile della prosa è fluido e scorrevole. Il lettore riesce a “fare amicizia” sin da subito con la protagonista, compenetrandosi nelle sue problematiche. L’ambientazione in una piccola biblioteca, con tutte le dinamiche che ne conseguono e con le tante citazioni di titoli di romanzi, rappresenta la vera perla di quest’opera.
Un romanzo semplice come la vita a Chalcot. Una lettura incentrata sui libri, ma, soprattutto, sul potere dell’amicizia.
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La biblioteca delle ultime possibilità
Grazie per la lettura, alla prossima 🙂