QUATTRO CHIACCHIERE CON… ARIANNA CESANA

Ciao, Arianna e benvenuta nel mio blog. Parlaci un po’ di te, cosa fai nella vita e in che modo ami trascorrere il tempo libero.

Grazie a te per avermi accolta. Ti do del tu perché siamo colleghe. Nella vita studio Lettere all’università Cattolica di Milano, mi sono laureata quest’anno alla triennale e, da ottobre, proseguirò i miei studi in specialistica, sempre allo stesso indirizzo. Dedico parte del mio tempo libero a insegnare Latino e Inglese ai miei amatissimi alunni con cui ho un rapporto fantastico. Il mio sogno è diventare insegnante di Italiano e Latino, quindi per me è davvero prezioso poter spiegare queste discipline ai ragazzi. Per il resto amo l’attività fisica, la lettura e la scrittura.

Quando hai scoperto la passione della scrittura? C’è un episodio significativo che vorresti raccontarci?

Devo confessare che nella mia adolescenza, al di là dei temi scolastici, non ho mai scritto (seppur avessi sempre desiderato farlo). Ogni volta che aprivo il computer e provavo a buttar giù qualche riga mi sembrava tutto troppo inopportuno; quindi cancellavo. Non scrivevo storie; semplicemente annotavo le mie sensazioni. Forse non ero pronta a mettermi così a nudo; avevo bisogno di uscire dalla fase dell’adolescenza, trovare del tempo per me stessa, degli stimoli culturali giusti e acquisire sicurezza in me stessa.

Per te cosa significa scrivere?

Definisco la scrittura il farmaco migliore per alleviare i dolori della vita. È una medicina senza controindicazioni, provoca solo effetti benefici. Ti sospende, per un attimo, dalla tua realtà e ti catapulta in un mondo parallelo in cui sei tu a decidere come vanno le cose. Puoi dar vita a gioie e dolori, a lieti finali o viceversa… insomma capisci i meccanismi della vita e, in un certo senso, provi a sfidarli.

Il tuo romanzo d’esordio vede protagonisti due ragazzi e le loro vite. Da dove è nata l’ispirazione per questa trama? E quale messaggio vorresti consegnare al lettore?

Mi sono ispirata unicamente alla mia fantasia. Volevo una storia che non fosse “noiosa e pensante” ma nemmeno troppo frivola. Ho cercato di fondere la componente più impegnativa trattando tematiche sociali importanti, smorzando il tutto con parti più leggere e piacevoli. La parola chiave del mio romanzo, in cui è anche racchiuso il messaggio che vorrei mandare ai miei lettori, è l’amore. Penso che l’amore ( inteso come concetto generico, applicabile in qualsiasi campo) possa sanare ogni singolo momento della nostra esistenza. A sedici anni,  sul mio cellulare, avevo impostato come frase di benvenuto una citazione dei Beatles che recita “All you need is love”, proprio per avere sotto gli occhi, sempre, quello che è l’obiettivo della mia vita: la ricerca dell’amore e della passione in ogni singolo gesto che compio.

Rivedi te stessa nei protagonisti, oppure è tutto frutto di fantasia?

No, no: è solo frutto della mia fantasia: nel bene e nel male.

Per il tuo romanzo hai scelto di percorrere la strada tradizionale, rivolgendoti a una Casa Editrice e non puntando all’autopubblicazione, posso chiederti cosa pensi dell’Editoria italiana?

L’Editoria italiana vede nel suo panorama delle Case Editrici molto affermate e molto note. Ne amo una in particolare e stimo molto la sua produzione. Purtroppo questi grandi colossi sono difficilmente raggiungibili a primo acchito. Per fortuna, però , esistono delle Case Editrici pronte a supportare i giovani talenti, come la Leone Editore. Non mi piace che le persone giudichino le Case Editrici che non appartengono alla categoria delle big come minori e di scarso valore. Vi assicuro che il lavoro svolto assieme ai miei editori è stato molto professionale, preciso e assai valido, nel rispetto della mia creatività e con l’obiettivo di produrre un libro nel modo migliore possibile.  Non mi autopubblicherei mai perché credo che non devo essere io a dire se ciò  che ho prodotto sia valido oppure no; preferisco accettare i giudizi e le critiche degli esperti.

Che tipo di lettrice sei? Quali generi preferisci?

Leggo da tantissimo tempo e, con gli anni, ho creato una mia biblioteca personale in cui, in cima alla classifica dei miei libri e generi preferiti, ci sono sicuramente i romanzi introspettivi, i romanzi che mettono il focus sulle figure femminili, e quelli che danno spazio ai pensieri e alle emozioni. Mi piacciono le storie con la S maiuscola, quelle che ti catapultano nel loro mondo e ti senti privata di una parte di te quando li finisci.  Stando sul classico mi piacciono  molto gli autori  francesi e anglosassoni del Novecento. Tra gli autori canonici italiani amo Moravia e Svevo; due psicologi dell’anima, a mio parere.

Leggi romanzi pubblicati dalle grandi Case Editrici oppure ti diverte scoprire nuove realtà?

Un pò  e un po’… diciamo che  giudico dalla trama, non da chi produce. Non sempre le grandi big producono validi libri, come non sempre le Case Editrici minori lanciano talenti validi. Le generalizzazioni non vanno mai bene, mi piace considerare caso per caso.

In Italia, specialmente al Sud, la lettura sta vivendo un momento di crisi. Secondo te in che modo si potrebbe far tornare l’amore per i libri, specialmente tra le nuove generazioni?

Mi hanno già posto questa domanda e mi piace sempre rispondere dicendo che le nuove generazioni  non è vero che non leggono, diciamo che leggono quello che vogliono! Se a scuola nelle vacanze gli si impongono dei libri loro non li leggeranno mai, perché sono nell’età in cui le regole non le rispettano, e gli obblighi non sono altro se non punti da trasgredire. Ho avuto modo di esperire che percepiscono gli scrittori come delle persone annoiate, sfigate, fuori dal mondo e pesanti (forse è l’immagine che i manuali di scuola gli hanno passato!). Quello che non capiscono è che, in realtà, i libri definiti “ classici” come i best seller di cui si innamorano; cambia solo il linguaggio e il modo! Allora è proprio a questo che dobbiamo puntare; bisogna fargli capire che la Letteratura è uno spaccato delle emozioni dell’uomo, quindi anche delle loro. Sarei propensa a dare ad ogni alunno un elenco di libri classici con un abstract e far selezionare a ciascuno quello che reputano più confacente alle loro esigenze.Magari qualcuno li leggerà davvero, e non consulterà più wikipedia.

La presentazione del libro (in un centro culturale, in una libreria o biblioteca) è importante? Come immagini la tua presentazione?

La mia presentazione sarà il momento in cui parlerò  al pubblico dei miei lettori di me e del mio libro. Non sarà facile, specie dal punto di vista emotivo. Ancora non ho pensato a come esordire, né a cosa dire di preciso. Voglio seguire l’istinto e lasciare un segno. Mi basta questo.

Ci sono progetti futuri dei quali vorresti parlarci?

Se si intende progetti futuri nell’ambito della scrittura ancora non si sa… potrebbe esserci qualcosa di nuovo, oppure no… vedremo come il pubblico reagirà al mio libro.

Ti ringrazio per aver scelto il mio blog e ti auguro tanti successi letterari.

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QUATTRO CHIACCHIERE CON ENRICA LEONE

Ciao, Enrica e benvenuta nel mio blog. Parlaci un po’ di te, fatti conoscere, cosa fai nella vita? Come trascorri le tue giornate e cosa ami fare nel tempo libero?

Buon giorno a tutti. Grazie per la calorosa accoglienza. Mi chiamo Enrica Leone. Sono una studentessa al quinto anno di giurisprudenza, ma anche una giornalista freelance per alcune testate giornalistiche on line. Il mio settore è la Spettacolo. In più sono una scrittrice di romanzi. Le mie giornate sono piuttosto piene, come puoi immaginare. Sicuramente lo studio ed il conseguimento della laurea occupano la stragrande maggioranza del mio tempo. E poi per l’appunto ci sono gli articoli da scrivere, i romanzi da ultimare. Insomma di tempo libero ne ho poco, ma quel poco lo uso per leggere. La lettura, soprattutto per chi fa il mio mestiere è la benzina sia del cervello che dell’anima.

Il tuo romanzo di esordio Basta avere coraggio sviluppa una trama particolare. Da dove è nata?

In realtà la trama è nata un po’ dal caso, come spesso accade quando mi metto al  computer per scrivere. Sicuramente uno spunto l’ho avuto dalle innumerevoli fiction che nel nostro panorama televisivo trattano questo genere. Una sera mi sono detta “Perché no? Ci si può provare” e così è nato Basta avere coraggio che io definisco un po’ il breviario per chi questo coraggio lo sta perdendo. È divertente, ma allo stesso tempo fa riflettere su chi siamo, che cosa vogliamo dalla vita e ci fa capire quanto tempo sprechiamo dietro a ciò che gli altri vorrebbero che noi fossimo, quando in realtà per avere coraggio, a volte bisogna solo seguire il proprio istinto.

Il romanzo unisce al genere rosa, femminile per antonomasia, quello giallo, tendenzialmente maschile. Come vedi questa unione di genere?

Guarda, io sono dell’idea che un romanzo “rosa a tinte gialle” sia un connubio perfetto. Certo si incappa in tante difficoltà. Una tra tutte è quella di mettere sui piatti della bilancia due generi abbastanza diversi e farli stare in equilibrio. Come nei matrimonio insomma. Il rischio di dare troppa importanza ad uno di questi due “colori” c’è, non lo metto in dubbio. Ma il modo per bilanciarli lo si trova.

Il mondo editoriale è affascinante e complesso allo stesso tempo, specie per un emergente. Tu in che modo hai agito?

Sono andata con i piedi piombo. Prima di tutto sono partita con l’idea che nulla mi fosse dovuto. Non ho mai detto “Il mio libro è bello, ne sono consapevole. Voglio che venda”. Nel mondo degli esordienti il guadagno è praticamente inesistente. Ho iniziato auto pubblicando una prima versione del mio romanzo. Successivamente, con un po’ di ricerca e qualche consiglio, ho trovato una casa editrice (L’Arduino Sacco Editore) che è stata disposta a pubblicare il romanzo. Ci vuole tanta determinazione in questo campo, ma anche tanta consapevolezza che non è tutto oro ciò che luccica. Non bisogna mia dire che il proprio libro è il migliore sulla piazza, devono essere gli altri, i lettori a definirlo tale. E per un esordiente, anche solo un lettore entusiasta, vale come mille copie vendute.

Viviamo in un’epoca nella quale tutti scrivono e pochi leggono, secondo te in che modo si potrebbe far tornare la lettura nelle vite di quanti hanno abbandonato gli amici di carta?

Bisognerebbe renderla più fruibile, più contemporanea ed innovativa. Queste possono sembrare delle parole vuote, prive di un’effettiva concretizzazione nella realtà, ma non è così. Accostare un libro al mondo dei giovani, che per antonomasia sono i lettori meno incalliti, è una cosa che si può e si deve fare. Faccio un esempio, quanti ragazzi oggi entrano in una libreria? Si soffermano ad annusare l’odore delle pagine dei libri? Siamo in un mondo in cui la digitalizzazione ha ormai preso il sopravvento, però riscoprire questi attimi di intimità tra una persona e un libro secondo me sarebbe un punto di partenza. Accostare la lettura alla musica, al cinema, agli interessi dei giovani di oggi è importante. A tal proposito vorrei citare una Web Series molto carina che si chiamava Patologia Libraio, di poche puntate, che è stata creata da un registra molto bravo, Duccio Forzano. Ecco, Forzano e la sua squadra sono stati in grado di unire due cose che sono apparentemente su due mondi differenti, il linguaggio del web, quindi velocità, dinamismo, modernità, e i libri che tendenzialmente evocano pace, tranquillità, quasi lentezza. Così facendo ha fatto riscoprire, anche grazie ad un’ambientazione abbastanza suggestiva, quale una bellissima libreria di Roma, quello che è il bello di entrare in una libreria, di scegliersi un libro, di comprarlo e poi di leggerselo. Questo vuol dire unire i due mondi. Dare ai giovani e perché no, anche ai meno giovani, la possibilità di tornare ad avere voglia di leggere un libro, utilizzando gli strumenti di oggi. A molti miei amici, per esempio, vedendo Patologia Libraio, vedendo quell’ambientazioni, quei libri, è venuta voglia di tornare ad entrare in una libreria. Altro esempio, un po’ più semplice, nelle vacanze estive, i docenti dovrebbero dare ai ragazzi la possibilità di leggere di più. Si impara molto meglio da un buon libro che da degli asettici esercizi grammaticali. Io in questo senso ho avuto un buon maestro al liceo. Tutti i libri che ho letto grazie a lui mi hanno aiutata ad amarli ancora di più. È poi la società a dover far entrare nelle teste il culto del libro. Il 23 aprile scorso si è celebrata la giornata mondiale del libro, in questa occasione centinaia di ragazzi e non, si sono riversati nelle piazze a leggere stralci di romanzi o a regalarli in metropolitana o in treno. Un’iniziativa lodevole, ma che come altre, si relega ad un giorno solo. Perché non possiamo far festa tutti giorni. Ricordare il valore dei libri tutti i santi giorni? È da qui che bisognerebbe partire per aiutare la lettura a reinserirsi nella società.

I mass media, vere e proprie calamite di pubblico, che ruolo hanno in tutto questo? E in che modo potrebbero fare la loro parte?

Hanno un ruolo fondamentale, non solo nella lettura. Tutto ciò che vediamo in televisione diventa oggetto di simulazione. Nel bene e nel male. La Tv e i mass media in generale dovrebbero iniziare a dare più spazio alla lettura e alla letteratura. In qualche modo qualche piccolo passo avanti è stato fatto, penso a programmi come Un pugno di libri o quelle meravigliose serata in cui Benigni ha recitato in modo impeccabile uno dei capolavori della nostra letteratura: La Divina Commedia. Oppure programmi che danno spazio alla presentazione di libri che forse altrimenti non verrebbero molto spesso promossi. Bisognerebbe dare un po’ meno importanza allo share di un programma e più ai suoi contenuti. Un po’ di cultura in televisione non fa mai male. Certo dall’altra parte deve però comunque esserci un minimo di pubblico disposto ad accogliere questa Tv nelle proprie case. Prima ho citato Forzano, a lui devo dare con molto piacere il merito, insieme ad altri autori, proprio in relazione alla Giornata Mondiale del Libro, di aver costruito un programma, in prima serata, su rai Tre, dove l’unica componente erano i libri. Uno spettacolo meraviglioso. Si chiamava #IoLeggoPerchè. Purtroppo i numeri del giorno dopo non hanno invogliato a riproporre una cosa del genere. Nonostante ciò, dovrebbero essere queste cose ad invadere la nostra Tv, anche se la gente, un po’ disattenta, preferisce qualcosa di più trash.

11667177_10203273814325570_213704224_nTu che lettrice sei? Quali sono i tuoi libri e autori preferiti?

Sono una divoratrice di libri. Per motivi di spazio mi sono dovuta arrendere agli E-book. Nulla di male anzi, sono anche loro un modo per unire tecnologia e libri. Amo molto gli scrittori italiani. Al primo posto metto un autore che è anche un eccellente giornalista: Massimo Gramellini. Il suo ultimo libro scritto in coppia con Chiara Gamberale ha toccato davvero le corde della mia anima. Avrò cura di te è un libro da leggere e rileggere. Poi in realtà non ho un autore che definisco preferito. È il mio preferito ogni autore, nella misura in cui, terminando un suo libro, mi rendo conto che i personaggi da lui raccontati mi mancheranno. Fortunatamente per adesso ne ho incontrati parecchi.

Cosa vorresti fare da grande?

Le idee sono molte. Sicuramente l’intenzione è quella di rimanere del campo della letteratura e della scrittura. Il giornalismo è un’arte che mi affascina molto e che vorrei poter approfondire al meglio. E poi sicuramente scrivere libri è una passione che continuerò a coltivare. Quando scrivi dai vita a delle persone. E questa è una bella sensazione. A volte hai la possibilità di dare tante risposte con un libro. Quando crei un libro ti tuffi in storie e vite parallele, personaggi che avresti voluto essere o che al contrario sono lontani anni luce da te. Un libro può cambiare la vita, può raccontare ciò che per anni non si è avuto il coraggio di dire a se stessi, mentre se lo si trova scritto da altri, lì diventa una profonda verità, più facile da accettare. Scrivere è terapeutico. Perciò da grande vorrei continuare ad essere una “terapeuta”.

Hai dei progetti futuri dei quali vorresti parlarci?

Sto ultimando il mio secondo romanzo. Totalmente diverso da Basta avere coraggio anche se comunque l’alone di mistero ci sarà anche qui. In realtà nel mio prossimo lavoro il tema centrale è la famiglia, le proprie origini, la ricerca di se stessi. Tengo davvero molto a questo nuovo romanzo perché in qualche modo è nato e cresciuto in un particolare periodo della mia vita, in cui ho conosciuto nuove persone e mi sono affacciata al mondo con occhi nuovi. Questo nuovo libro è un vero e proprio percorso, un cammino. Protagoniste sono due donne, madre e figlia, perché nei miei libri la componente femminile non può mai mancare, che si troveranno ad affrontare tante prove. Il passato tornerà a bussare prepotentemente alla loro porta e loro dovranno affrontarlo. Volente o nolente.

Grazie, Enrica per questa chiacchierata, in bocca al lupo.

Grazie a te!!! Crepi il lupo

Il romanzo

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