Se dico Torino cosa vi viene mente di questa meravigliosa città? La Mole, i gianduiotti, il Museo Egizio, lo Juventus Stadium, il parco del Valentino e soprattutto il Salone Internazionale del libro.
Ho sognato per anni quel magico momento. Quel momento durante il quale avrei varcato la soglia del Lingotto e avrei mosso i primi passi all’interno di quel grande caos meraviglioso che è il salone internazionale del libro.
Sabato 16 maggio ho finalmente varcato quella soglia carica di aspettative ed emozioni. Immediatamente mi sono immersa nell’atmosfera fatta di odore di carta che fa da contrasto a quello forte dei cibi, lettori accaniti muniti di trolley per gli acquisti, giornalisti, cameraman, fotografi, personaggi della cultura e dello spettacolo, microfoni, presentazioni.
Dopo aver ceduto all’acquisto (recarsi al salone e non acquistare nulla sarebbe quasi un sacrilegio, non trovate?) mi sono recata presso lo stand A104 occupato dalla casa editrice Libro aperto international publishing.
La mia casa editrice, il mio libro lì, tra le mani dei lettori, la mia editrice, i colleghi autori e le amiche blogger.
Non credo esista un aggettivo per poter descrivere questa esperienza. Credo che sia il massimo, una sorta di Festival di Sanremo dove non ci sono canzoni ma libri, una tappa obbligata per quanti amano gli eroi di carta.
Ho trascorso tra le mura del salone una giornata intera che tuttavia è passata troppo in fretta. Sono andata via soddisfatta e felice, perché i libri, al di là della sana competizione editoriale, ancora una volta hanno vinto.