RECENSIONE DI… “STORIE DI NON-ARTURO, ROSE E ALTRE FANTASTICHE CREATURE” DI NICO MENCHINI

Salve lettori, il lungo weekend pasquale è giunto al termine e oggi quasi tutti hanno ripreso le normali attività. Anche qui sul blog si torna alla vita di sempre e lo si fa con una nuova recensione di una raccolta di racconti. Mi riferisco a “Storia di Non-Arturo, Rose e altre fantastiche creature” di Nico Menchini (autopubblicata dall’autore che ringrazio per avermi inviato una copia ebook).

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L’opera è composta da cinque racconti dei quali sono protagonisti creature tanto diverse tra loro, ma contraddistinte tutte dal bagaglio di valori che consegnano al lettore e che costituisce, in un certo senso, la morale di ciascun testo. Si parte da Non-Arturo, creatura capace di trasformarsi in mille entità, fino a Rose, bambina dal grande coraggio, per passare alla nascita degli elfi e delle fate fino a concludere con l’immagine religiosa di s. Pellegrino.

“Osservare. Uno passa la vita ad osservare senza sapere neanche cosa si ritroverà in tasca alla fine; questo non è tanto importante, perché uno che osserva veramente (e non che guarda semplicemente) trascorre le ore fermo sui particolari, sul loro svolgersi: è assorto in uno stato sublime, direi pervaso da una sorta di piacere difficile da spiegare a chi non l’abbia mai provato.”

Ciò che colpisce immediatamente di questa raccolta è la volontà dell’autore di non limitarsi al semplice narrare ma si prefigge di voler lasciare una traccia, consegnare un messaggio che possa aiutare i lettori ad andare oltre le parole del resto.

Protagonista del primo racconto è Non-Arturo, capace di trasformarsi in qualunque entità tranne che in Arturo. La sua missione è combattere Lord Rassegnazione, colui che ha risucchiato i sogni, le speranze e la fantasia degli esseri umani, costringendoli a vivere una vita grigia e triste, costituita, appunto, da rassegnazione.

Nel secondo racconto il lettore farà conoscenza con Rose, tenere bambina destinata a ricevere un grande compito: riportare la pace nel regno dilaniato dalla guerra grazie al magico potere di una stella alpina. Non un regno qualsiasi, però. Si tratta di un regno abitato da elfi, lichetti e creature magiche.

Nel terzo e quarto racconto l’autore compie quasi un passo indietro narrando la genesi degli elfi e delle fate, creature dall’aspetto esteriore fantastico, ma dotate di pulsioni tipicamente umane.

L’ultimo testo, una sorta di racconto di appendice, è incentrato sulla figura di s. Pellegrino. Un racconto tra religione e leggenda che mostra quanto sia importante credere e perseverare.

I personaggi sono tutti ben caratterizzati. Di essi l’autore descrive aspetto fisico e indole caratteriale, rendendoli, pertanto, figure vere, reali, alle quali il lettore può affezionarsi.

In una società nella quale c’è sempre più spazio per la concretezza, i cinque testi presenti nella raccolta rappresentano una voce fuori dal coro: danno spazio alla fantasia, alla speranza, al coraggio, alla determinazione e ai sogni.

Sono propri questi elementi di forza a coinvolgere il lettore portandolo a riflettere sui quei valori che il narratore onnisciente tende a far emergere dai singoli testi.

Una raccolta interessante e ben articolata. Un’opera adatta a un pubblico eterogeneo, composto da giovani e adulti.

3stelle

Grazie per la lettura, alla prossima 🙂

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RECENSIONE DI… “LE FAVOLE DI ISABELLA” DI FRANCO ZIZOLA

Salve lettori, la Pasqua è ormai vicina anche se qui da me il clima sembra preannunciare imminente feste natalizie. Questa sera sono qui per parlarvi di un’opera dai contenuti forti. Mi riferisco a “Le favole di Isabella” di Franco Zizola (Lunargento edizioni).

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La giovane Isabella Morra, figlia del barone Giovanni Michele e di donna Luisa Brancaccio, vive a Favale nel castello che si erge imponente nell’area del fiume Sinni. In seguito allo scoppio della guerra tra Carlo V di Spagna e Francesco I di Francia, il barone abbandona il castello per trasferirsi in Francia e affida le donne della famiglia alla cura dei fratelli e dei figli maschi. Isabella, amante della poesia, non è vista di buon occhio dai dispotici padroni, i quali pian piano la sottoporranno a prigionia e torture fino a condurla alla morte.

“La colpa delle donne è subire l’amore, utero voragine, terra mai sazia d’acqua.”

Umilmente ammetto di non aver mai sentito parlare di questa Isabella Morra. La lettura di questo volume mi ha permesso di conoscere le rime e le vicissitudini della sfortunata poetessa, donna vittima della violenza maschile.

Isabella è diversa dalle altre donne di Favale: mentre tutte si dedicano esclusivamente alle mansioni domestiche e ai doveri coniugali, la poetessa sceglie la cultura. Isabella è in grado di leggere e scrivere e sua migliore amica sarà proprio la scrittura. Alla poesia, infatti, Isabella affida i suoi timori e le sue sofferenze. Soffre, la dolce poetessa. Piange il suo essere donna condannata a subire persino l’amore. Un amore che non è perfezione, ma sinonimo di sofferenza e oppressione. Sola, nel silenzio della sua camera, Isabella consegna alla scrittura il suo testamento. Le sue parole sono intrise di sofferenza, malinconia, dolore, rimpianto nei confronti di quella libertà che tanto desidera ma che non potrà mai ottenere. Vittima dei soprusi maschili, Isabella con la sua determinazione e con il suo coraggio regala ai posteri uno dei più importanti atti di lotta femminile. Soccombe, certo. Accoglie la morte, Isabella. Quella morte che tante volte invoca  nei momenti di grande sconforto e a lei si arrende, ennesimo agnellino sacrificato, divorato dalle aguzze zanne del lupo predatore.

“Le favole di Isabella” è un’opera curata nei dettagli. Franco Zizola delinea un’ottima ricostruzione storica, servendosi anche di citazioni tratte dalle opere del tempo; inserisce le rime della poetessa Morra che paragona a figure femminili altrettanto sfortunate (Didone, Saffo, Porzia).

Lo stile risente fortemente del contesto: nei momenti narrativi ha un’impronta classicheggiante, mentre laddove è evidente la presenza delle dispotiche figure maschili, riflette i registri stilistici propri dei personaggi.

Il lettore si sente costantemente parte delle vicende. Il suo coinvolgimento si traduce spesso in patimento per la triste sorte della giovane poetessa.

Un’opera intensa. Una ricostruzione dolorosa. Uno spiraglio di luce per dare voce a una donna la cui vita è stata troppo breve, prematuramente e brutalmente stroncata.

4stelle

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Grazie per la lettura, alla prossima 🙂