QUATTRO CHIACCHIERE CON ENRICA LEONE


Ciao, Enrica e benvenuta nel mio blog. Parlaci un po’ di te, fatti conoscere, cosa fai nella vita? Come trascorri le tue giornate e cosa ami fare nel tempo libero?

Buon giorno a tutti. Grazie per la calorosa accoglienza. Mi chiamo Enrica Leone. Sono una studentessa al quinto anno di giurisprudenza, ma anche una giornalista freelance per alcune testate giornalistiche on line. Il mio settore è la Spettacolo. In più sono una scrittrice di romanzi. Le mie giornate sono piuttosto piene, come puoi immaginare. Sicuramente lo studio ed il conseguimento della laurea occupano la stragrande maggioranza del mio tempo. E poi per l’appunto ci sono gli articoli da scrivere, i romanzi da ultimare. Insomma di tempo libero ne ho poco, ma quel poco lo uso per leggere. La lettura, soprattutto per chi fa il mio mestiere è la benzina sia del cervello che dell’anima.

Il tuo romanzo di esordio Basta avere coraggio sviluppa una trama particolare. Da dove è nata?

In realtà la trama è nata un po’ dal caso, come spesso accade quando mi metto al  computer per scrivere. Sicuramente uno spunto l’ho avuto dalle innumerevoli fiction che nel nostro panorama televisivo trattano questo genere. Una sera mi sono detta “Perché no? Ci si può provare” e così è nato Basta avere coraggio che io definisco un po’ il breviario per chi questo coraggio lo sta perdendo. È divertente, ma allo stesso tempo fa riflettere su chi siamo, che cosa vogliamo dalla vita e ci fa capire quanto tempo sprechiamo dietro a ciò che gli altri vorrebbero che noi fossimo, quando in realtà per avere coraggio, a volte bisogna solo seguire il proprio istinto.

Il romanzo unisce al genere rosa, femminile per antonomasia, quello giallo, tendenzialmente maschile. Come vedi questa unione di genere?

Guarda, io sono dell’idea che un romanzo “rosa a tinte gialle” sia un connubio perfetto. Certo si incappa in tante difficoltà. Una tra tutte è quella di mettere sui piatti della bilancia due generi abbastanza diversi e farli stare in equilibrio. Come nei matrimonio insomma. Il rischio di dare troppa importanza ad uno di questi due “colori” c’è, non lo metto in dubbio. Ma il modo per bilanciarli lo si trova.

Il mondo editoriale è affascinante e complesso allo stesso tempo, specie per un emergente. Tu in che modo hai agito?

Sono andata con i piedi piombo. Prima di tutto sono partita con l’idea che nulla mi fosse dovuto. Non ho mai detto “Il mio libro è bello, ne sono consapevole. Voglio che venda”. Nel mondo degli esordienti il guadagno è praticamente inesistente. Ho iniziato auto pubblicando una prima versione del mio romanzo. Successivamente, con un po’ di ricerca e qualche consiglio, ho trovato una casa editrice (L’Arduino Sacco Editore) che è stata disposta a pubblicare il romanzo. Ci vuole tanta determinazione in questo campo, ma anche tanta consapevolezza che non è tutto oro ciò che luccica. Non bisogna mia dire che il proprio libro è il migliore sulla piazza, devono essere gli altri, i lettori a definirlo tale. E per un esordiente, anche solo un lettore entusiasta, vale come mille copie vendute.

Viviamo in un’epoca nella quale tutti scrivono e pochi leggono, secondo te in che modo si potrebbe far tornare la lettura nelle vite di quanti hanno abbandonato gli amici di carta?

Bisognerebbe renderla più fruibile, più contemporanea ed innovativa. Queste possono sembrare delle parole vuote, prive di un’effettiva concretizzazione nella realtà, ma non è così. Accostare un libro al mondo dei giovani, che per antonomasia sono i lettori meno incalliti, è una cosa che si può e si deve fare. Faccio un esempio, quanti ragazzi oggi entrano in una libreria? Si soffermano ad annusare l’odore delle pagine dei libri? Siamo in un mondo in cui la digitalizzazione ha ormai preso il sopravvento, però riscoprire questi attimi di intimità tra una persona e un libro secondo me sarebbe un punto di partenza. Accostare la lettura alla musica, al cinema, agli interessi dei giovani di oggi è importante. A tal proposito vorrei citare una Web Series molto carina che si chiamava Patologia Libraio, di poche puntate, che è stata creata da un registra molto bravo, Duccio Forzano. Ecco, Forzano e la sua squadra sono stati in grado di unire due cose che sono apparentemente su due mondi differenti, il linguaggio del web, quindi velocità, dinamismo, modernità, e i libri che tendenzialmente evocano pace, tranquillità, quasi lentezza. Così facendo ha fatto riscoprire, anche grazie ad un’ambientazione abbastanza suggestiva, quale una bellissima libreria di Roma, quello che è il bello di entrare in una libreria, di scegliersi un libro, di comprarlo e poi di leggerselo. Questo vuol dire unire i due mondi. Dare ai giovani e perché no, anche ai meno giovani, la possibilità di tornare ad avere voglia di leggere un libro, utilizzando gli strumenti di oggi. A molti miei amici, per esempio, vedendo Patologia Libraio, vedendo quell’ambientazioni, quei libri, è venuta voglia di tornare ad entrare in una libreria. Altro esempio, un po’ più semplice, nelle vacanze estive, i docenti dovrebbero dare ai ragazzi la possibilità di leggere di più. Si impara molto meglio da un buon libro che da degli asettici esercizi grammaticali. Io in questo senso ho avuto un buon maestro al liceo. Tutti i libri che ho letto grazie a lui mi hanno aiutata ad amarli ancora di più. È poi la società a dover far entrare nelle teste il culto del libro. Il 23 aprile scorso si è celebrata la giornata mondiale del libro, in questa occasione centinaia di ragazzi e non, si sono riversati nelle piazze a leggere stralci di romanzi o a regalarli in metropolitana o in treno. Un’iniziativa lodevole, ma che come altre, si relega ad un giorno solo. Perché non possiamo far festa tutti giorni. Ricordare il valore dei libri tutti i santi giorni? È da qui che bisognerebbe partire per aiutare la lettura a reinserirsi nella società.

I mass media, vere e proprie calamite di pubblico, che ruolo hanno in tutto questo? E in che modo potrebbero fare la loro parte?

Hanno un ruolo fondamentale, non solo nella lettura. Tutto ciò che vediamo in televisione diventa oggetto di simulazione. Nel bene e nel male. La Tv e i mass media in generale dovrebbero iniziare a dare più spazio alla lettura e alla letteratura. In qualche modo qualche piccolo passo avanti è stato fatto, penso a programmi come Un pugno di libri o quelle meravigliose serata in cui Benigni ha recitato in modo impeccabile uno dei capolavori della nostra letteratura: La Divina Commedia. Oppure programmi che danno spazio alla presentazione di libri che forse altrimenti non verrebbero molto spesso promossi. Bisognerebbe dare un po’ meno importanza allo share di un programma e più ai suoi contenuti. Un po’ di cultura in televisione non fa mai male. Certo dall’altra parte deve però comunque esserci un minimo di pubblico disposto ad accogliere questa Tv nelle proprie case. Prima ho citato Forzano, a lui devo dare con molto piacere il merito, insieme ad altri autori, proprio in relazione alla Giornata Mondiale del Libro, di aver costruito un programma, in prima serata, su rai Tre, dove l’unica componente erano i libri. Uno spettacolo meraviglioso. Si chiamava #IoLeggoPerchè. Purtroppo i numeri del giorno dopo non hanno invogliato a riproporre una cosa del genere. Nonostante ciò, dovrebbero essere queste cose ad invadere la nostra Tv, anche se la gente, un po’ disattenta, preferisce qualcosa di più trash.

11667177_10203273814325570_213704224_nTu che lettrice sei? Quali sono i tuoi libri e autori preferiti?

Sono una divoratrice di libri. Per motivi di spazio mi sono dovuta arrendere agli E-book. Nulla di male anzi, sono anche loro un modo per unire tecnologia e libri. Amo molto gli scrittori italiani. Al primo posto metto un autore che è anche un eccellente giornalista: Massimo Gramellini. Il suo ultimo libro scritto in coppia con Chiara Gamberale ha toccato davvero le corde della mia anima. Avrò cura di te è un libro da leggere e rileggere. Poi in realtà non ho un autore che definisco preferito. È il mio preferito ogni autore, nella misura in cui, terminando un suo libro, mi rendo conto che i personaggi da lui raccontati mi mancheranno. Fortunatamente per adesso ne ho incontrati parecchi.

Cosa vorresti fare da grande?

Le idee sono molte. Sicuramente l’intenzione è quella di rimanere del campo della letteratura e della scrittura. Il giornalismo è un’arte che mi affascina molto e che vorrei poter approfondire al meglio. E poi sicuramente scrivere libri è una passione che continuerò a coltivare. Quando scrivi dai vita a delle persone. E questa è una bella sensazione. A volte hai la possibilità di dare tante risposte con un libro. Quando crei un libro ti tuffi in storie e vite parallele, personaggi che avresti voluto essere o che al contrario sono lontani anni luce da te. Un libro può cambiare la vita, può raccontare ciò che per anni non si è avuto il coraggio di dire a se stessi, mentre se lo si trova scritto da altri, lì diventa una profonda verità, più facile da accettare. Scrivere è terapeutico. Perciò da grande vorrei continuare ad essere una “terapeuta”.

Hai dei progetti futuri dei quali vorresti parlarci?

Sto ultimando il mio secondo romanzo. Totalmente diverso da Basta avere coraggio anche se comunque l’alone di mistero ci sarà anche qui. In realtà nel mio prossimo lavoro il tema centrale è la famiglia, le proprie origini, la ricerca di se stessi. Tengo davvero molto a questo nuovo romanzo perché in qualche modo è nato e cresciuto in un particolare periodo della mia vita, in cui ho conosciuto nuove persone e mi sono affacciata al mondo con occhi nuovi. Questo nuovo libro è un vero e proprio percorso, un cammino. Protagoniste sono due donne, madre e figlia, perché nei miei libri la componente femminile non può mai mancare, che si troveranno ad affrontare tante prove. Il passato tornerà a bussare prepotentemente alla loro porta e loro dovranno affrontarlo. Volente o nolente.

Grazie, Enrica per questa chiacchierata, in bocca al lupo.

Grazie a te!!! Crepi il lupo

Il romanzo

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